Oggi vogliamo dare spazio a Jimenez, una giovane casa editrice indipendente con sede a Roma, nata nel 2018. La sua proposta ci ha colpito subito: originale, chiara, coraggiosa. Tra rock e letteratura, tra le pieghe della scrittura e della musica, ma non solo. Jimenez ogni anno pubblica circa dodici novità di narrativa contemporanea (prevalentemente americana, britannica e australiana, con particolare attenzione a romanzieri legati al mondo della musica e del cinema), saggistica musicale (con un occhio di riguardo alla produzione inglese e statunitense) e crossover (in cui critici, scrittori e artisti italiani) vengono invitati a raccontare le connessioni tra letteratura, musica e arti visive.
Prossimamente sono attesa alcune interessanti novità. Il 18 febbraio uscirà il saggio di Marco Denti Storie sterrate, un libro che racconta le storie di quei musicisti che si sono fatti scrittori e gli scrittori che hanno seguito il percorso inverso rivelandosi poi dei musicisti. Dentro troverete le storie, tra gli altri, di Patti Smith, Bob Dylan, Lou Reed, Stephen King, Nick Cave, Bruce Springsteen, William Burroughs, Jim Morrison, Leonard Cohen, David Byrne, Hunter S. Thompson, Joni Mitchell, Willy Vlautin, Morrissey, Billy Corgan, Chuck Berry, Jim Carroll...

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Ecco la sinossi:
In tutti i musicisti/scrittori o scrittori/ musicisti c’è una vocazione a non fermarsi, a mutare forme e dimensioni per misurarsi con qualcosa di ignoto, di inedito. Per molti non è solo il passaggio dalla parola cantata a quella scritta (o viceversa): è la ricerca di nuovi mondi, di spazi diversi. Perché le canzoni vanno veloci, vivono nell’immediato, creano una miniatura del mondo reale, un microcosmo da esplorare in poco, pochissimo tempo. Tre minuti, all’incirca. Macrocosmi sono invece i romanzi, mondi sconfinati in cui si intrecciano vite, storie, paesaggi, linguaggi. Il rock è l’attimo, mentre la letteratura ha bisogno di più tempo, anche di più pazienza, di un corteggiamento più convinto.
Tra gli autori di cui racconta Marco Denti c’è chi ha scritto un libro e chi poteva evitarlo, chi ha narrato la propria autobiografia e insieme tutta un’era, chi scrivendo il proprio memoir ha smantellato un’intera carriera, chi ha varcato il confine tra il memoir e il romanzo, chi avrebbe potuto scrivere un romanzo e invece non l’ha mai fatto ma nelle sue canzoni ci sono più storie che in un’intera bibliografia, chi l’ha fatto per una causa, chi l’ha fatto senza motivo, chi per tornare indietro nel tempo, o per andare avanti, scegliendo tra una strada già tracciata e una storia sterrata.
Il 18 marzo, invece, uscirà Selvaggi di Katherine Johnson, autrice australiana che ha romanzato le vicende di tre giovanissimi aborigeni australiani – realmente esistiti – che furono portati in Europa per essere esposti nei cosiddetti “zoo umani”. Quella raccontata è una vicenda appassionante e dolorosa nella quale interagiscono personaggi reali e altri di finzione, una storia in cui si alternano l’euforia della scoperta, i palpiti amorosi e il senso di impotenza di fronte all’ingiustizia e alla stupidità del razzismo. Uscito in Inghilterra nello scorso luglio, è stato presentato dal «Time» come Historical Fiction Book of the Month.
Il romanzo porta alla luce una vicenda storica poco nota grazie a una delle autrici più fresche e interessanti della letteratura australiana.
Basato su una storia vera, Selvaggi ci fa viaggiare dall’Australia coloniale al cuore dell’Europa nel biennio 1882-83, quando tre giovani aborigeni furono fatti esibire – in lotte, danze e lancio del boomerang – davanti a un pubblico di massa nei cosiddetti “zoo umani”, spettacoli etnici molto diffusi all’epoca. Bonny, Jurano e Dorondera non furono certo i soli: si stima che, tra il 1800 e il 1958, oltre 35.000 “performer esotici” furono ammirati da un miliardo di spettatori sulle due sponde dell’Atlantico. Ma in questo romanzo, per la prima volta, l’autrice predilige il punto di vista dei presunti “selvaggi”, storicamente esclusi dai resoconti ufficiali di quanto avveniva nei giardini botanici, nei parchi pubblici e nelle esposizioni universali. Pur non potendo contare sulle testimonianze dirette dei tre giovani aborigeni prelevati dall’Isola di Fraser (la meravigliosa e incontaminata “isola dei dingo”), Katherine Johnson immagina la loro storia facendo interagire personaggi reali, tra cui numerosi scienziati interessati alle teorie della razza e dell’evoluzione umana, e altri di finzione; tra questi ultimi, Hilda, giovane tedesca che, dopo sei anni trascorsi nelle colonie australi della Corona d’Inghilterra, intraprende il viaggio insieme a suo padre (l’ingegnere Luis Müller, altro personaggio realmente esistito) e ai tre ragazzi aborigeni, di etnia batdjala, che ormai considera suoi amici. Ne risulta una vicenda al contempo appassionante e dolorosa, in cui si alternano l’euforia della scoperta, i palpiti amorosi e il senso di impotenza di fronte alle ingiustizie e all’atavica stupidità degli uomini.
Per il 2021, sono in programma altre nuove uscite di:
Barry Gifford, l’autore di Cuore selvaggio e sceneggiatore di David Lynch, di cui hanno già pubblicato la raccolta Notti del sud.
Willy Vlautin, l’autore di Motel Life, Io sarò qualcuno e The Free: il suo nuovo romanzo, La notte arriva sempre, sarà pubblicato negli USA il 6 aprile e da noi qui in Italia il 6 maggio!
Vi invitiamo a tenere d’occhio le loro pubblicazioni e a ordinare qualche copia in librerie per far conoscere a tutti i lettori e le lettrici questi titoli.