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Intervista a Carla Fiorentino: i suoi libri, le sue storie

Qualche domanda a Carla Fiorentino, direttore commerciale Emons e scrittrice molto interessante. La storia dei suoi libri e qualche consigli agli aspiranti scrittori.

Intervista a Carla Fiorentino: i suoi libri, le sue storie

Passano gli anni ma certe sensazioni restano. E per quanto questa estate sia diversa dalle altre per noi ha sempre quel sentore di scoperta. Le novità dell’estate, quei libri che vengono pubblicati a ridosso dei mesi più caldi portano con sé una carica potente. Sono i libri con cui andremo in vacanza o staccheremo la spina anche solo per un attimo, ma che ci lasceranno sensazioni indelebili. I nuoti non nuotano in scatola è il secondo libro di Carla Fiorentino, scrittrice e professionista in campo editoriale, che torna a deliziare il pubblico con un’opera travolgente come le onde del mare. Il suo primo romanzo Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore è uscito nel 2018, sempre per Fandango, ed era un romanzo generazionale, con il tono della commedia. Una commedia che, come nella migliore tradizione, scava solchi e lascia emergere verità profonde. Il gruppo di personaggi che popolava il primo romanzo – ambientato in una Roma del Duemila in cui si potranno identificare molti venti/trentenni – catturava in un caleidoscopio di identità molti tempi delicati e importanti. Anche nel secondo romanzo Carla Fiorentino riesce a incantare con questa scrittura fresca, astuta, aggraziata che ingentilisce il tempo della lettura e allo stesso tempo cattura in un turbinio di sensazioni contrastanti. I tonni non nuotano in scatola è il perfetto romanzo estivo. L’autrice stessa lo ha definito una comedy noir, per via della cifra che mantiene la verve della commedia, con tutti i suoi elementi pungenti, ma avvolta in un mistero da risolvere.

I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino

Queste sensazioni emergono da una trama che per ambientazione e personaggi non può fare a meno di tenere il lettore incollato alla pagina, assetato. Vetta, o meglio Violetta, vicina alla crisi dei quarant’anni, si fa spedire dal suo capo a scrivere un reportage sulla Tonnara di Carloforte. Un perfetto espediente per scappare dalla probabile proposta di matrimonio del suo compagno. Carloforte non è per lei un luogo sconosciuto. Ci ha trascorso le estati da bambina e dentro di lei i ricordi più belli hanno il colore di quel mare. Così ritorna, in veste di reporter. E appena sbarcata sull’isola conosce Pietro, un affascinante quanto riservato sommozzatore dallo sguardo ombroso, che sembra nascondere qualche dolore. Vetta è curiosa, vuole sapere. Ma non sono solo i segreti di Pietro a muovere la sua curiosità. Proprio durante la tonnara Vetta vede in mare il corpo di una donna. Chi è?

Bastano queste poche righe ad agganciare qualsiasi lettore curioso; chi vuole addentrarsi un poco nella scrittura delle Fiorentino può leggere un estratto del suo libro a questo link al sito AltriAnimali che lo ha pubblicato per concessione di Fandango. Noi, invece, vogliamo conoscere meglio l’autrice, capire quali sono i suoi “segreti”, cosa anima la sua scrittura, e perché no, anche cosa leggerà questa estate. Si è gentilmente prestata a rispondere alle nostre domande e per questo la ringraziamo tantissimo. Ecco cosa le abbiamo chiesto.

Descriviti in tre parole.

Ironica, determinata e disordinata

Circa due anni fa usciva il tuo romanzo d’esordio Cosa fanno i cucù nelle mezz'ore, edito da Fandango. Era davvero la tua prima esperienza con la scrittura? Come nasce e come si sviluppa la tua attività di scrittrice?

Appena arrivata a Roma ormai 20 anni fa, ho frequentato diversi corsi di scrittura che mi hanno aiutato a trovare una voce tra le tante che mi vorticavano in testa. “Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore” infatti è nato molti anni prima che Fandango decidesse di pubblicarlo. Ovviamente lo abbiamo risistemato insieme alla mia editor Lavinia Azzone per renderlo pubblicabile.

Ci risulta che oltre a fare la scrittrice ti occupi di editoria. Pensi che queste due attività si alimentino in qualche modo a vicenda? Se sì, come?

Sicuramente hanno un’origine comune, che è l’amore per i libri e per le storie. Io dico sempre che prima di essere un’operaia editoriale e una scrittrice, sono una lettrice. Nel mio caso però, il fatto di lavorare nell’editoria è stato di ostacolo alla mia attività di scrittrice o per lo meno alla pubblicazione dei miei libri. Per chiarirmi, non ho mai smesso di scrivere, ma ho smesso, almeno per un lungo periodo, di pensare che i miei scritti sarebbero diventati libri. Le ragioni sono tante e varie, ma forse la principale è stata una forma di riserbo. Più passavano gli anni e più questo riserbo cresceva. Diciamo che se i miei libri sono diventati tali è merito del team Fandango che è riuscito a convincermi che potevo essere direttore commerciale e scrittrice senza che nessuno ci trovasse niente di sconveniente.

Nei tuoi romanzi, il primo ambientato a Roma e quest’ultimo ambientato in Sardegna, l’importanza dei luoghi è palese, come quella dei personaggi. Ti facciamo la classica, banale domanda. Quanto c’è di te dentro queste narrazioni?

Nei miei libri c’e molto di me. Credo che una scrittura come la mia faccia fatica a rendersi del tutto indipendente dall’autrice. Però nei miei libri ci sono anche molti personaggi da me distanti che sono dei puzzle di persone conosciute e particolari rubati qui e lì. Da questo punto di vista sia Roma che la mia professione mi hanno aiutato molto, perché mi hanno permesso di incontrare molte persone strambe e memorabili. Si può dire quindi che io sia presente più nello spirito dei miei libri che nelle vicende raccontate che sono, si può dire, “rocambolesche”.

La commedia è la tua cifra, il tuo stile, e ti riesce divinamente. Non è così per tutti. A un aspirante scrittore o scrittrice che desiderasse allenarsi su questo fronte quali consigli daresti?

L’ironia è il mio strumento per guardare il mondo. Come un binocolo incorporato, se vogliamo. E quindi per raccontarlo quel mio mondo, non posso fare a meno di utilizzare l’ironia. Ed è così che miei romanzi finiscono per essere, anche nel caso di quest’ultimo che in teoria avrebbe una trama noir, delle strane e avventurose commedie. Non so se ci sia una ricetta per scrivere storie divertenti o in modo divertente. Però sono certa che sia sempre una buona regola quella di leggere libri che somiglino a quelli che vogliamo scrivere.

Infine, l’estate è la stagione dei consigli di lettura e noi siamo curiosissimi di sapere cosa leggerai quest’estate e cosa vorresti suggerire. 

Ho iniziato da poco un libro sorprendente che consiglio a chi sta cercando un mondo in cui cadere. “L’ottava vita per Brilka” di Nino Haratischwili edito da Marsilio. Un romanzone di 1148 che ti tiene avvinto come un classico e per me che adoro i classici è stato una vera scoperta.